Questo lavoro si è posto quale obiettivo principale il recupero critico della decorazione marmorea degli Horti Lamiani, rivestimenti parietali e pavimentali, alla luce dei più recenti scavi effettuati nella zona dell’Esquilino, così da giungere a una sua ricollocazione nell’insieme degli elementi architettonici di origine. La ricerca, nel quadro di un rapporto di collaborazione con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma (SSBAR), intende aggiornare i risultati ottenuti negli anni Ottanta in occasione della mostra Le tranquille dimore degli dei, che per la prima volta offrì una lettura del progetto architettonico e del programma decorativo degli Horti Lamiani. I precedenti studi si basavano, però, sostanzialmente sulle notizie frettolosamente documentate, raccolte e pubblicate dalla Commissione Archeologica Comunale. Gli scavi stratigrafici, condotti sull’area nell’ultimo decennio, e l’utilizzo dei più innovativi sistemi informativi a disposizione (primo fra tutti il SITAR, Sistema Informativo Archeologico di Roma) consentono di riconsiderare le evidenze archeologiche emerse e distrutte alla fine dell’Ottocento e di ricontestualizzare gli apparati decorativi pertinenti. Il lavoro è stato strutturato su fronti differenti, ma correlati: raccolta delle notizie storiche e archeologiche riguardanti il complesso, inquadramento topografico e ricontestualizzazione degli elementi decorativi. Dopo aver esaminato i principali studi archeologici che negli ultimi due secoli hanno interessato l’area dell’Esquilino e in particolar modo la lussuosa residenza degli Aelii Lamiae, l’attenzione è stata focalizzata sul problema della localizzazione del sito degli Horti Lamiani, per il quale è ipotizzabile una collocazione al di fuori delle Mura Serviane e a est dell’antica via Merulana. Una volta definita l’area di indagine, è stata effettuata una sistematica revisione bibliografica e il recupero dei dati confluiti nel SITAR, un Web-GIS cartografico che raccoglie e informatizza tutti i dati provenienti da indagini archeologiche pregresse e in corso. I dati così recuperati sono stati inseriti in una base cartografica digitale al fine di elaborare piante di fase, a maglie più strette rispetto a quelle già note, attraverso le quali seguire le principali tappe della vita degli Horti Lamiani: sono state distinte sei fasi edilizie dall’età augustea fino all’età tardoantica. La lacunosità nella documentazione archeologica e la mancanza di una continuità fisica tra le strutture afferenti all’area degli Horti Lamiani non consente di risalire a un originario progetto architettonico. Tuttavia l’analisi delle strutture superstiti, il confronto con le ville del suburbium e della costa campana e laziale e la lettura delle fonti antiche hanno consentito di avanzare alcune ipotesi sulla organizzazione degli spazi e la funzione di alcuni edifici. Alla luce delle più recenti indagini archeologiche, della letteratura scientifica e dei confronti bibliografici, si è tentata, inoltre, la ricomposizione delle fasi decorative del complesso: gli elementi decorativi portati alla luce nel corso degli scavi stratigrafici degli ultimi anni e i numerosi confronti offerti dall’attuale letteratura scientifica hanno permesso di aggiornare le riflessioni sul programma decorativo degli Horti Lamiani. In particolar modo, l’ultimo grande scavo effettuato tra il 2006 e il 2009 nelle vicinanze di piazza Vittorio Emanuele II ha restituito numerosi elementi marmorei di rivestimento. La grande quantità di marmo bianco e colorato proviene principalmente da due contesti. Il primo, topograficamente collocato nell’area di scavo denominata Area Cortile Grande, consiste in una serie di scarichi di materiale edilizio. Il deposito scoperto rappresenta un accumulo di materiali marmorei, provenienti da edifici distrutti o che subirono un cambiamento dell’arredo decorativo. Il secondo contesto, invece, è un vasto ambiente di età severiana (Ambiente IV), in origine pavimentato con lastre rettangolari di marmo proconnesio di cui rimangono solo le impronte sul massetto preparatorio. Su quest’ultimo sono stati rinvenuti numerosi frammenti marmorei, interpretati, al momento dello scavo, come i residui dell’attività di spoliazione dei rivestimenti parietali. Il progetto ha offerto l’opportunità di sviluppare un’adeguata strategia di classificazione e studio dei materiali marmorei da poter applicare anche in occasione di altri scavi urbani di una certa importanza. I rivestimenti marmorei parietali e pavimentali, che spesso forniscono indicazioni precise sulla funzione e il livello di committenza degli edifici, infatti, sono in genere presi in considerazione soltanto quando si rinvengono in situ e sono interamente ricostruibili. Le crustae di marmo dissolte nel terreno di scavo, invece, sono abitualmente trascurate, privando la ricerca archeologica di dati piuttosto importanti. Dato che dallo studio delle singole crustae si può talvolta risalire alle tipologie, alla cronologia e alla qualità dei rivestimenti da cui provengono, è opportuno proporre una classificazione specifica I ritrovamenti archeologici degli ultimi anni hanno consentito, infine, un aggiornamento del catalogo degli Horti Lamiani pubblicato nel 1986 (Le tranquille dimore degli dei). Il catalogo dei singoli edifici integra quello di Cima con le strutture emerse nel corso delle indagini recenti. A differenza del passato, però, gli edifici sono stati distinti per fasi edilizie, consentendo un più agevole posizionamento sulla base cartografica. Al catalogo dei rivestimenti del 1986, che comprendeva soltanto due pavimenti e un gruppo di capitelli di lesena, sono stati aggiunti numerosi elementi pertinenti a raffinate decorazioni parietali e pavimentali in opus sectile e opus interrasile. Questi ultimi sono stati studiati tenendo conto della più recente letteratura scientifica specialistica.
This work provides the recontextualization of the decoration of the Horti Lamiani and the analysis of their transformation from the end of the Roman Republic to the Late Antiquity. In cooperation with the Archaeological Heritage Department of Rome (Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma), the aim of the study is the analysis of the marble decoration of the Horti Lamiani, in the light of the most recent excavations in the area of the Esquiline, in order to relocate it into its original context. This research aims at updating the results obtained in 1986 on the occasion of the exhibition catalog Le tranquille dimore degli dei edited by E. La Rocca and M. Cima, that for the first time offered an interpretation of the architectural design and the decorative program of the Horti Lamiani. Previous studies were mainly based on the archaeological discoveries rather hastily documented, collected and published by the Municipal Archaeological Commission created in 1872. The work has been organized according to some major categories: collection of historical and archaeological evidence regarding the complex, topography and recontextualization of the decorative elements. A first bibliographic approach was necessary to take a clear position within the scientific debate that focused on the localization of the site of the Horti Lamiani. Based on some topographical observations one can conjecture that the Horti Lamiani were settled outside the Servian walls and east of the ancient via Merulana. Once the area of investigation was defined, a further review of ancient sources has been carried out along with the recovery of the official documentation of the Soprintendenza gathered in the Geographic Archaeological Information System of Rome (SITAR), a WebGIS, which collects and computerizes all the data from previous and ongoing archaeological investigations. Those areas of the residence discovered in recent years by the Soprintendenza Archeologica were particularly examined. All the retrieved data were vectorized, which is to say they were translated into objects with a geometric, defined and geo-referenced shape, and incorporated in a digital map in order to realize a database available to consultation and inquiries. The information gathered by Lanciani and his collaborators during the construction works of the end of the 19th century along with the data acquired during the recent excavations have led to the drawing of phase maps which show the main stages of the evolution of the Horti Lamiani. Contrasting with the past studies, the stratigraphic excavations have allowed to distinguish six different building phases from the Augustan age to the late imperial period in the archaeological records. The incompleteness of the archaeological records and the lack of a physical continuity between the structures belonging to the Horti Lamiani do not allow to go back to an original architectural design. However, the analysis of the surviving structures, the comparison with the villas of the suburbium and the coast of Latium and Campania, and the reading of the ancient sources made possible some assumptions about the organization of spaces and the function of some buildings. In light of the recent archaeological investigations, the scientific literature and bibliographic comparisons I attempted to reconstruct the decorative phases of the complex. The decorative elements that were brought to light during the recent stratigraphic excavations and the numerous comparisons offered by the current scientific literature allowed to update the speculations on the decorative program of the Horti Lamiani. In particular, the last excavation carried out between 2006 and 2009, close to Piazza Vittorio Emanuele II, brought to light a great number of marble elements. The large quantity of white and colored marble comes mainly from two contexts. The first one, topographically located in the excavation area called Area Cortile Grande, consists of a series of layers made of marble elements. In this deposit it is possible to distinguish some elements that can be referred to the Julio-Claudian decorative phase of the residence. For example, some pilaster capitals of Rosso Antico, decorated in the technique of opus interrasile have been referred to the decoration of a sumptuous ambulatio discovered in 1875 by Lanciani and dated to the reign of Nero. The second context is a large room of the Severan period (Room IV) originally paved with rectangular slabs of Proconnesian marble of which only the impressions on the preparation layer remain. Several marble fragments were found on the floor and interpreted as residuals of the spoliation of the wall coverings. The project provided the opportunity to develop an appropriate strategy for the classification and study of marble materials, which can also be applied in other urban excavations. Finally, the archaeological finds of the recent excavations have made possible the updating of the catalog of the Horti Lamiani published in 1986 (Le tranquille dimore degli dei). The catalog of the single buildings compiled by Cima was completed with the structures that were excavated during the recent investigations. However, unlike in the previous studies, the buildings were singled-out by considering the different construction phases. Numerous elements referring to walls and floors decorated in opus sectile and opus interrasile have been added to the old catalog of the decorative coverings which included only two floors and a group of pilaster capitals. These new elements have been studied in the light of more recent scientific literature.