Gli individui, secondo quanto sostiene Vico, specialmente nel momento in cui hanno ancora difficoltà nel crearsi una corretta raffigurazione della realtà, ricorrono continuamente al potere della fantasia, nel cercare di distorcere la realtà e renderla il più possibile a portata delle reali capacità umane. L’uomo, non potendo agire con l’occhio di Dio, di colui che vede il tutto nella sua pienezza e perfezione, agisce con l’occhio dell’uomo, analizzando le singole parti, immaginandole e potenziandole con delle finzioni fantastiche, fino a poter giungere ad una visione del tutto. In questo lavoro di ricerca mi concentrerò sulle opere di Giambattista Vico, con un’analisi attenta che segua lo sviluppo della fantasia, con una cronologia che rispetti lo sviluppo della tematica all’interno delle sue opere. La fantasia, secondo Vico, è utilizzata dall’uomo come mezzo finalizzato a creare immagini che forniscano un modello d’interpretazione della realtà, in un percorso di ricostruzione e rielaborazione del cammino storico dell’uomo. Il mezzo di controllo della fantasia si identifica in Vico col la ragione, la sola capace di regolare e proporzionare il ragionamento fantastico in modo da renderlo attinente al mondo reale. Gli uomini, già dall’età della fanciullezza, hanno bisogno di educare il loro modo di ragionare; educare lo spirito alla ragione – continua Vico - significa educarlo all’utilizzo del metodo matematico. Il filosofo distingue due fasi della vita di un uomo in cui, a seconda dell’età e dell’esperienza acquisita, queste due capacità intellettive hanno un valenza specifica e una preminenza nei confronti dell’altra: nei giovani prevale la fantasia, negli anziani prevale la ragione Parleremo inoltre dell’autonomia della fantasia nei confronti della sensibilità. Vedremo come queste due facoltà si rendono indipendenti o correlate l’una all’altra, per poi giungere alla definizione e spiegazione dei singoli termini memoria, fantasia e ingegno e chiarire il loro ruolo nella ricostruzione della storia. Sarà inoltre indispensabile soffermarci sul concetto di universale fantastico, che, secondo la definizione di Remaud, è quell’attitudine degli uomini ancora selvaggi ad appropriarsi di un fenomeno naturale attraverso il linguaggio; in pratica il tentativo di adottare, nella classificazione delle cose, una regola di univocità. Più l’uomo esce dal suo “stato di ignoranza”, più cambia anche il ruolo e l’intensità della fantasia all’interno della esistenza. La fantasia, allora, si trasformerà in un’affinata facoltà poetica, in una forza creativa che aiuta l’immaginazione dei poeti e la loro capacità inventiva. La fantasia come qualità dei poeti, la trasformazione dell’uso della metafora dalla sua precedente valenza filosofica a quella prettamente artistica. Dopo un’analisi attenta del concetto di fantasia in Vico, passerò alla seconda parte della mia ricerca, quella che si basa su un raffronto riguardo la possibile relazione tra il concetto di fantasia vichiano e quello di immaginazione trascendentale kantiano. La seconda parte del mio dottorato si soffermerà sui seguenti punti: a) La differenza tra creare (opera di Dio) e fare (opera dell’uomo) in Vico e Kant, secondo la visione di Otto; b) La ricerca kantiana di una scienza pura che permetta all’uomo di giungere alla sintesi della conoscenza e la conseguente considerazione di riferirsi alla matematica o geometria; c) L’immaginazione trascendentale, all’interno delle opere di Kant. La teoria kantiana si fonderà dunque su un giudizio conoscitivo a priori basato sulle intuizioni e che ha come dottrina di riferimento la matematica. Paragonerò il discorso kantiano, che intende la sintesi a priori come capacità di riformulare e comporre in modo nuovo gli elementi che l’uomo già possiede già dentro di sé, con le teorie di Vico, il quale sostiene che la matematica si basa su una struttura logico-intuitiva che si affida alla capacità immaginativa, dovendo l’individuo immaginarsi numeri e forme per giungere alla dimostrazione dei teoremi a cui fa riferimento. Ma il concetto di immaginazione in Kant non si riduce solo all’immaginazione trascendentale della Kritik der reinen Vernunft. Vi sono almeno altre due differenti varianti presenti nel pensiero dell’autore. La prima all’interno della Kritik der Urteilskraft, dove l’immaginazione si trova libera dal dominio dell’intelletto che, in altri casi, aveva sempre imposto all’immaginazione degli schemi all’interno dei quali è costretta ad agire. L’Anthropologie in pragmatischer Hinsicht ci propone, invece, un’immaginazione che prende la materia delle sue immagini dai sensi. Infine, riprendendo il lavoro di Ferdinand Fellmann, mi soffermerò in particolare sulla sua visione della Provvidenzia come guida divina che indirizza l’azione dell’uomo nel corso della storia. Il ruolo dell’uomo nella storia, la sua libertà condizionata in una prima analisi, e successivamente la convinzione sia di Vico che di Kant, i quali ritengono entrambi che il percorso storico sia opera esclusiva dell’uomo. Concluderemo con l’analisi dell’immaginazione all’interno dell’opera di Kant Mutmaßlichen Anfang der Menschengeschichte, all’interno della quale si afferma che l’immaginazione sia utilizzata dall’uomo per elaborare delle congetture riguardo l’origine della storia.
Individuals, as Vico says, especially when they still have difficulties in building a correct representation of reality, constantly recur to the power of fantasy by trying to distort reality and make it as real as possible within the reach of human abilities. Men, not being able to act with God’s eye, the one who sees all in its fullness and perfection, act with men’s eye, analysing the single parts, imagining and strengthening them with fantastic fiction, up to attain a vision of everything. In this investigation I will concentrate on Giambattista Vico’s works, with a careful analysis which follows the development of fantasy, with a chronology which respects the development of the theme of his works. Fantasy, according to Vico, is used by men as a mean to create images that provide a model for the interpretation of reality, in a process of reconstruction and reworking of men’s historical path. The control means of fantasy is identified by Vico with reason, the only one capable to adjust and provide the right argument to make it relevant in the real world. Men, already from childhood, have the need to educate their way of thinking; educate their spirit to reason – Vico continues –to educate the use of the mathematical method. The philosopher distinguishes two phases of a man’s life in whom, according to age and experience, these two intellectual abilities have a specific value and a pre-eminence over the other: in young people, fantasy prevails, among the elder, reason prevails. We’ll also respect the autonomy of fantasy related to sensitivity. We’ll see how these two faculties become independent or establish a relation to one another, to later reach the definition and explanation of the words memory, fantasy and ingenious and clarify their role in the reconstruction of history. It’ll also be essential to underline the concept of fantastic universal, which, regarding to Remaud’s definition is the attitude of still wild men whom take control of a natural phenomenon through language; in terms of trying to adopt, in the classification of things, a standard of uniqueness. The more a man gets out of his “state of ignorance”, the more also changes the role and intensity of fantasy in the existence. Fantasy, then, will become a refined poetic faculty in a creative force that helps poets’ imagination and their ingenuity. Fantasy as a poet’s quality is the transformation of the use of metaphor from its previous philosophical value to a strictly artistic one. After a careful analysis at Vico’s concept of fantasy, I’ll pass to the second part of my research, which is based on the possible relationship between the concept of Vichian fantasy and the transcendental Kantian imagination. The second part of my doctorate will be focused on the following points: a) The difference between creating (God’s work) and doing (man’s work) in Vico and Kant, according to Otto’s vision; b) The search of a Kantian pure science which enables man to achieve the synthesis of knowledge and the subsequent consideration of referring to mathematics or geometry; c) The transcendental imagination, within Kant’s work. The Kantian theory, therefore, will be built on synthetical judgments a priori based on intuitions that has mathematics as a teaching reference. I will compare the Kantian speech which intends a priori synthesis as the ability to reformulate and to compose new elements that man already possess within himself, with Vico’s theories, who argues that mathematics is based on a structure that is logical-intuitive which relies on the powers of imagination having, the person, to imagine numbers and shapes to achieve the demonstration of theorems that are referenced. Although the concept of imagination in Kant's transcendental imagination not only reduces the Kritik der reinen Vernunft, there are at least two different variants in the author's thought. The first in the Kritik der Urteilskraft, where fantasy is free from the domination of the intellect, and in other cases, had always set the imagination of the patterns within which it is forced to act. The Anthropologie in pragmatischer Hinsicht proposes, instead, an imagination that takes matter of its images from senses. Finally, taking the work of Ferdinand Fellmann, I will focus in particular on his view of divine providence as a guide that directs the action of man throughout history. The role of man in history, his probation in a first analysis, and then the conviction either of Vico or Kant, is considered to be the historical path of exclusive man work. We conclude with the analysis of the imagination within the work of Kant Mutmaßlichen Anfang der Menschengeschichte, within which it is stated that imagination is used by humans to develop conjectures about the origin of the story.